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CAPO II.


Aristone.


I. Aristone il Calvo, da Chio, soprannomato Sirena, diceva il fine essere questo, di vivere indifferentemente per le cose che stanno di mezzo tra la virtù ed il vizio, non lasciando in esse qual siasi differenza, ma del pari essendo per tutte. Poichè il sapiente è simile al buon attore, il quale, se assume il personaggio e di Tersite e di Agamennone, convenevolmente li imita.

II. Toglieva di mezzo e il luogo fisico e il logico, dicendo quello essere superiore a noi, questo nulla per noi, e solo per noi il morale.

III. I ragionamenti dialettici chiamava simili alle tele dei ragni, le quali sebbene ti pajono artificiose orditure, sono per altro inutili.


IV. Nè introdusse molte virtù, come Zenone, nè una sola chiamata con molti nomi, come i Megaresi, ma ciò eziandio, che in qualche modo ha relazione con taluna.

V. Cosi filosofando e disputando nel Cinosarge, potè farsi chiamare capo setta. E però Milziade e Difilo ebbero il nome di Aristonii.

VI. Avea costui qualche cosa di persuasivo, e che si accomodava alla plebe, ond’è che disse Timone di lui: