Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/161

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cleante. 145

ge il dovere, certo e’ lo stabilisce coll’opere. E Arcesilao interrompendolo: Io non mi lascio adulare; e Cleante: Davvero ch’io non ti adulo affermando che altro dici, altro fai! — Uno lo interrogò, che cosa dovesse insegnare a suo figlio; Ciò che Elettra, rispose,

     Taci, taci, leggèr vestigio.


— Dicendo un Lacedemone che la fatica era buona, egli proruppe con espansione:

     Tu se’ dì buona razza, figliuol mio.


— Narra Ecatone, nelle Crie, che ad un giovine di bell’aspetto il quale dissegli: Se chi batte nel ventre ventreggia, anche quello che batte nelle cosce cosceggia; rispose: E tu abiti gli scosciamenti, che le voci analoghe non sempre indicano le cose analoghe. — Una volta disputando chiese ad un giovine s’egli sentiva; e accennando quegli di sì, Perchè dunque, soggiunse, io non sento che tu senta? — Il poeta Sositeo dicendogli sulla faccia in teatro:

     Color che di Cleante la pazzia
     Stimola a guisa buoi.


E’ non mutò aspetto. Per la qual cosa ammirati gli uditori e applaudirono lui e discacciarono Sositeo. Pentitosi questi d’averlo ingiuriato, disse Cleante, essere sconvenevole che mentre Bacco ed Ercole non si adiravano per le baje de’ poeti, egli mal comportasse una