Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/262

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annotazioni 243

viso; quello il numero, questo la linea, e tutto ciò nel mondo degli astratti. Dunque nel mondo vero e reale vi ha un che indivisibile che produce tutte le cose, che ci danno apparenze divise. Perchè, per l’istessa via, aveva io investigato i nostri antichissimi filosofi avere nelle loro massime, che l’uomo talmente opera nel mondo delle astrazioni, quale opera Iddio nel mondo delle realità. E così il modo più proprio di concepire la generazione delle cose s’apprende dalla geometria e dall’aritmetica, che non in altro differiscono che nella spezie della quantità che trattano: del rimanente sono una cosa istessa, talchè i matematici, conforme vien loro in talento o più in acconcio, dimostrano una stessa verità ora per linee, ora per numeri.“ — Vico in difesa dell’Op. de Ant. Ital. sapient. — „La monade era il punto, la diade la linea, la triade la superficie, la tetrade il corpo geometrico; la pentade poi era il corpo fisico colle sue proprietà sensibili, che tutte derivano dalla superficie. Il che s’accorda colla teorica degli elementi, che da prima avevano portati al numero di cinque per riguardo della loro derivazione dai cinque corpi regolari. A questi corpi riducevano la figura degli elementi: al cubo la terra, alla piramide il fuoco, all’ottaedro l’aria, all’icosaedro l’acqua, al dodecaedro il quinto elemento, che pare non abbia preso il nome di etere che più tardi. I Pitagorici trovavano analogia anche tra i cinque elementi e i cinque sensi.“ — Ritter.

Il calore cagione di vita. — „I Pitagorici davano al fuoco il primo posto tra gli elementi. Lo consideravano in qualche modo come il principio della vita del mondo. Il perchè gli assegnavano anche il posto più onorevole, cioè a dire, secondo le loro idee, il limite esterno e interno, e perciò la superficie e il centro del globo, insegnavano dunque che al centro del mondo è il fuoco, guardia e torre