Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/418

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epicuro. 391

cendimento e per estinzione, tali essendo le circostanze. Ma anche in altri modi le prefate cose hanno luogo, non ostando nulla di ciò che veggiamo. E per apparenza sulla terra e viceversa per opposizione, potrebbe ciò che s’è detto innanzi effettuarsi; poichè nessuna delle cose visibili attesta in contrario. I costoro movimenti non è impossibile che avvengano pel raggirarsi di tolto il cielo, o per l’immobilità di esso e il girare di quelli, secondo la necessità che dal principio, nella generazione del mondo, fu prodotta ad oriente, poscia nel calore, secondo una certa distribuzione del fuoco, sempre tendente a’ luoghi successivi. Le conversioni del sole e della luna possono farsi per l’obliquità del cielo, così necessitati dai tempi, e parimente per la controspinta dell’aria, od anche di una materia sempre opportuna, parte infiammata, parte deficiente; od ancora potè da principio una sì fatta vertigine avere avviluppato questi astri per modo che si movessero a tondo. Tutte queste cose e le affini a queste non dissuonano dalle evidenti, quand’uno in sì fatte parti appigliandosi al possibile, può condurre ciascuna di quelle alla consonanza colle cose che vediamo, senza che lo spaventino l’arti abbiette degli astrologi. Lo scemare della luna e il crescere di nuovo potrebbe accadere pel movimento di questo corpo e parimente per configurazione dell’aria, ed ancora per interposizioni, e per tutti quei modi pe’ quali le cose che presso noi appariscono si producono nelle spiegazioni di una tal forma, a meno che taluno, contento ad un