Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/457

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430 annotazioni.

sere per luì che il rinnovamento delle sensazioni passate. Ma per designare la reminiscenza e’ si serve dello stesso nome che esprime l’idea, la rappresentazione.“ — Ritter. — „Dalla sensazione si traggono le nostre idee generali, perchè le sensazioni ne contengono i germi, e le rinchiudono come anticipazione. Quindi le anticipazioni di Epicuro, sulle quali si disputa tuttavia. Risultano da queste le idee generali, [testo greco]: quelle idee generali che appartengono all’uomo stesso e che sono l’opera della sua ragione, sono sole soggette all’errore. L’errore non è nella sensazione nè nell’idea di sensazione, ma nella generalizzazione che noi ne facciamo. Quest’idee generali non sono che puramente collettive e derivate, bene o male, dalle idee sensibili; non esistono idee necessarie e assolute, ma solo contingenti e relative.“ — Cousin.

Le passioni. — Le passioni, secondo Epicuro, erano due, piacere e dolore. Egli, come tant’altri filosofi del suo tempo, cercò il tiene sovrano nella felicità. L’idea di questa felicità prese in parte dalle dottrine di Democrito, in parte da quelle di Aristotele; s’accosta anco a Cirenaici, ma non volendo che la tendenza morale abbia per fine il piacere del momento, sibbene la felicità totale nell’insieme della vita (p. 148). Con Aristotele lega intimamente il piacere e la felicità colle virtù. A prova che il piacere costituisce una parte di felicità, e che l’uomo vi tende per natura e senza riflessione, adduce il fatto ch'esso non solo, ma gli animali tutti lo cercano, fuggendo il dolore. Però gli uomini devono fare con riflessione quello che fanno gli animali senza riflessione (p. 129, 137). Il piacere del nostro filosofo, non s’ha da interpretare nel senso che vi annettevano i suoi nemici. Esso propriamente significò per lui una gioconda tranquillità, una soave indolenza, una placida voluttà, una quiete senza dolori e senza perturbazioni. Il piacere di Epicuro non è il piacere che ine-