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Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/65

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CAPO IX.


Menedemo.


I. Menedemo, discepolo di Colote, era lampsaceno.

II. Egli avanzò tanto, al dire d’Ippoboto, nell’arte di fare prestigi, che presa la figura di un’Erinni, andava attorno affermando, che era giunto dall’altro mondo come esploratore di coloro che commettono peccati, onde, discendendo di nuovo, riferirli ai demoni di quel luogo. — Quest’era l’abito suo: Veste bruna, lunga sino a’ piedi; attorno a questa una cintura color di sangue; berretto arcadico in testa, con intessuti i dodici segni; calzari da tragedia; una barba sterminata; una verga in mano di frassino.

III. E queste sono le vite di ciascuno dei Cinici. Scriveremo in oltre qui sotto le comuni loro opinioni; giudicandosi da noi setta anche questa maniera di filosofia, non, come dicono alcuni, regola di vita. — Piace dunque a costoro di toglier via la parte logica e fisica, a somiglianza di Aristone chio; e di applicarsi alla sola morale. E ciò che altri a Socrate, Diocle lo ascrive a Diogene, ripetendo spesso ciò ch’egli avea detto: Doversi ricercare

     Il male e il bene che s’è fatto in casa.