Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/131

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F A V O L E 117

Leone; ed il giovine guardando questi tuttavia s’affliggeva più; onde una volta stando appresso al Leone dipinto disse: O fiera crudele, per tua causa, e per il sogno di mio Padre, io son guardato in questa casa, come in una prigione, e dicendo queste parole, diede della mano nella parete, per cacciar l’occhio al Leone, e la percosse in un chiodo, che ivi stava ascoso, e si fece una gran ferita, per la quale gli venne una grave febre, ed in breve morì, e così il Leone ammazzò il giovane, e niente gli giovò l’astuzia del Padre.

Sentenza della favola.

Per questa favola noi siamo ammoniti, niuno poter schivare quel, che deve intervenire.


Di un Calvo. 32.


U

n Calvo portava i capelli posticci, e andando a cavallo, il vento gli levò i capelli di testa, per il che mosse a riso tutti quelli, ch’erano ivi presenti: ed egli ridendo ancora, disse. Non vi maravigliate se mi sono cascati i capelli, che non erano miei, perchè mi sono cascati ancora quelli, che erano miei proprj.

Sentenza della favola.

Questa favola c’insegna, che non ci dobbiamo attristare quando perdemo le ricchezze, che non avemo avute dalla natura, e che non possono star di continuo con noi.


Di uno, che prometteva agli Dei cose impossibili. 33.


U

n pover’uomo era infermo di sorte, ch’era diffidato da Medici, e fece voto agli Dei, se gli rendeva la sanità, di dargli cento Buoi in sacrificio. E sentendo questo sua moglie