ra non poco male ordisce. Il seguente giorno ritornato il Signore alla Città, ed Esopo secondo il suo solito officio zappando, i Sacerdoti della Dea Diana avendo errato la via, in modo, che non sapevano dove s’andassero, ed incontratisi per sorte in Esopo; pregandolo per amor di Giove Ospitale, che volesse mostrar loro la via, che alla Città lor conducesse. Volentieri, rispose Esopo, e come puotè meglio, soggiunse: Di grazia: uomini da bene quì presso sotto l’ombra fresca di quel bell’arbore, riposatevi alquanto. Essi volentieri si posero quivi a sedere, perchè dal fastidioso errare, e dal gran caldo afflitti sopra modo erano. Esopo di quelle povere vivande, che egli avea, con acqua fresca di una limpidissima fontana, diede loro una moderata colazione, e poscia egli stesso accompagnandoli in lor guida infino al sentiero, che per dritto alla Città loro inviava. I Sacerdoti molto ringraziarono Esopo dell’amore, e liberal servigio, e con molta affezione di cuore le mani al Cielo innalzando, pregarono la Dea, e tutti i celesti Numi, che per rimunerazione e del liberale ufficio dell’oste e per soddisfazione dell’obbligo loro, dessero ad Esopo, larga, e favorevole fortuna. Le quali preghiere furono benignamente dalli Dei udite, ed accettate. Laonde ritornato Esopo alla Capanna sua per la continua fatica della giornata, preso dal sonno posesi su l'erboso letto a dormire. Quivi dormendo, parvegli vedere, e sentire, che la Fortuna gli sciogliesse la lingua, in modo tale, che speditamente egli parlasse, e poi gli dicesse: Esopo, nè questa sola grazia di ben favellare gli Dei ti concedono; ma anco la scienza, ed interpretazione