così coraggioso, e pronto alle fatiche, parmi non aver mal spesi i tre danari, i quali egli ha testè ben guadagnati quando, che porta il peso d’una buona soma. Approssimandosi l’ora del desinare, e divertitosi il Padrone fuori di strada sotto una fresca ombra posesi a sedere per mangiare, e ricreare con il poco cibo i faticosi servi, per il quale fu comandato ad Esopo, che ei facesse la distribuzione del pane, il quale egli largamente distribuendo, ed essendovi molti mangiatori restò il cesto più di mezzo voto, donde essendo il carico suo assai alleggierito, se ne giva dopo desinare molto più gagliardo, e più leggiero. La sera poi avendo similmente data la vettovaglia per la cena, il cesto restò del tutto senza pane, talchè la seguente mattina molto per tempo seguendo il suo camino, e non avendo altro, che il cesto voto a portare innanzi a tutti se ne giva caminando, non altrimenti disposto, e leggiero, che soglia esser uno, il quale trattesi le impiombate scarpe, ovvero disarmatosi, entra a ballare, o a saltare: onde fu chi dubitava, s’egli era Esopo, o pur un altro schiavo. Ma accortisi di lui, e fatto considerazione, del poco peso ch’ei portava, con non poco sdegno meravigliaronsi; che un così goffo omicciuolo fusse stato di loro tutti più astuto, e scaltrito, quanto che egli eletto aveva il carico del pane a portare, il quale tosto si scemava, ma l’altre cose le quali essi portavano, non erano di natura, e qualità tale che in così poco tempo si avessero a consumare; laonde i servi, i quali prima Esopo beffeggiavano rimasero da lui burlati, ed il Padrone l’avvedimento d’Esopo lodando gli altri schiavi burlava.