Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/238

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della sua tristezza, e quello gli disse della accetta cadutagli, e Mercurio cavò dal Fiume un’accetta d’Oro, egli disse se era quella; il pover’uomo disse, che nò. E Mercurio dal Fiume ne cavò una d’argento, e domandogli s’era quella, ed egli parimente disse, che nò. Ultimamente Mercurio dai Fiume cavò la sua, ch’era di ferro, e dimandò s’era quella, ed egli disse, che sì. Allora Mercurio conoscendo quel povero uomo esser giusto, gliele diede tutte tre. Il Legnajuolo andò ai suoi compagni, e narrogli il caso, che gli era occorso; ed uno di quelli volendo far pruova di questo, gittò la sua accetta nel Fiume, poscia si pose su la ripa a piangere; ed apparendogli Mercurio, come all’altro aveva fatto, gli domandò la cagione del suo dolore, ed egli gli disse dell’accetta cadutagli, e Mercurio dal Fiume cavò un’accetta d’Oro, come aveva fatto l’altra volta, egli dimandò s’era quella: egli disse, che sì: Mercurio vedendo la falsità manifesta, non gli diede l’accetta d’Oro, nè anco quella di ferro.

Sentenza della favola.

Questa favola ne dimostra, che quanto Dio è più amico ai buoni, tanto è più nimico ai cattivi.


Del Serpente, ed un Villano. 226.


I

l Serpente morse a un figliuolo d’un Villano per la qual morsicatura il fanciullo morì; il Villano sdegnato, pigliò un accetta per ammazzar il Serpente, e fuggendo quello gli tagliò la coda. Dapoi, volendo far pace il Villano con esso, gli chiese perdo-