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in viaggio, guadagnò molto bene di modo chè divenne ricco. Quei che lo conoscevano, se ne maravigliavano, e gli domandavano, com’era diventato così ricco, ed egli rispondeva, per mia industria. Or non ponendo egli fine alla sua ricchezza, volle andare un’altra volta per Mare, ed assaltato da una gran tempesta, perdè tutte le robe, e la Nave, ed appena esso scampò. Essendo egli poi dimandato, perchè era così mal condotto, rispose: Mercè della Fortuna traditora. Il che sentendo la fortuna si sdegnò; dicendo: Quando tu avevi acquistate tante ricchezze, tu davi il vanto a te, adesso del male, tu dai la colpa a me.

Sentenza della favola.

Dimostra la favola quanto l’uomo sia inclinato a lodar se stesso, tentando di quel bene, che da Iddio gli vien dato, come da lui dipenda, gloriarsi; e del male, di che egli stesso n’è cagione la colpa in altri ritorcere.


Di una moglie savia, e d’un Marito pazzo. 269.


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na Donna saggia aveva dato in custodia ad un suo Marito pazzo i polli. Il Nibbio gliene prese uno. La Moglie accortasi, che mancava, battè il Marito, e gli commise, che per l’avvenire ne avesse maggior cura. Egli dubitando del Nibbio, gli legò tutti con uno spago, e venendo il Nibbio portogli tutt’insieme. Del che disperato l’uomo, volea ammazzarsi per non esser battuto dalla Moglie, e prese un vaso di confetti (il quale gli aveva detto la Moglie esser