Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/42

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vello. Volle Xanto intendere la quistione. Onde soggiunse l’Ortolano. Che vuol dire, che l’erbe, ch’io semino, o pianto, quantunque siano diligentemente coltivate, zappandole, inacquandole, a da ogni male cosa, che intorno nasce mondandole, nondimeno crescono sempre più tardi di quell’erbacce, le quali per se stessa la terra senza coltura alcuna produce. A questa proposta questione, benchè all’intelligenza de’ Filosofi appartenesse, non però seppe Xanto dare altra soluzione, che dirgli. Così vuol Iddio, e la sua divina providenza. Rise Esopo di così fatta risposta, e così sbardellatamente rise, che Xanto a lui con poc’amarezza di cuore, disse: Io non sò se cotesti tuoi sgrigni, brutto cialtrone, procedono da schiocchezza, ovvero perchè tu mi burli. Esopo non potendo della risa contenersi, rispose, perdonami Padrone, che io già non rido de’ casi tuoi, ma bene di chi t’ha insegnato, ed ammaestrato, conciòsiachè saper dovresti, che le cause, e gli effetti, quali solamente dalla divina providenza procedono, ricercano dagli uomini saggi pari tuoi essere intese, e poscia agli altri insegnate, dichiarandole in qual modo, e perchè così vuole, e fa l’alta mente di Dio. Ma tal cose basse a te non convengono, perciò mi da l’animo di saper meglio di te risolvere questo problema, lasciami adunque a costui rispondere, che io pienamente sodisfarollo.


C A P I T O L O  XIX.


ALlora Xanto all’ortolano disse. Amico mio, non è cosa onorevole a me, il qual soglio nelle scuole pubbliche disputare, ed insegna-