Pagina:Landi - Vita di Esopo, 1805.djvu/79

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D I   E S O P O 65

fastidito, ed adirato per tanta ostinazione, dissegli: Perchè a te non piace, e pare il dovere, in così poco di cosa gratificar questo popolo, e la Città tutta, io per l’autorità dell’ufficio mio farò libero Esopo, anche che sia contro la voglia tua, ed a questo modo nè la Citta, nè Esopo un minimo obbligo te n’avrà giammai. Xanto ciò sentendo, ed esser meglio, considerando il donare quello, che vincere non poteva, contentossi di donare ad Esopo la libertà cotanto da lui bramata; ed il trombetto allora, secondo il loro costume, pubblicò Esopo non esser più schiavo, ma fatto libero, in questo modo dicendo: Xanto Filosofo, a preghiere, e requisizione del popolo Samio, fa libero Esopo, la cui servitù (avendolo egli comperato) era a lui dovuta. Così allora il detto d’Esopo verificossi, quando disse al Padrone, che contra sua voglia un giorno la libertà gli donerebbe. Esopo adunque già fatto libero, nel mezzo de’ Samj sedendo, venne alla dichiarazione dell’augurio così dicendo.


C A P I T O L O   XLVII.


ORa, che io mi veggio in libertà posto, mercè de’ vostri prieghi, e della cortesia vostra, di che quelle grazie vi rendo, che per me si possono maggiori; a me si conviene di cotanto beneficio esser ricordevole, ed a quello, ch’io promesso vi ho, attendere, e pagarvi. Credo, o Samj, che sappiate che l’Aquila è di tutti gli altri ucelli Regina; la quale avendo l’anello imperiale rapito, e poscia nel grembo di uno schiavo lasciatolo cadere, altro significar non vuole, se non che v’è qualche Signore, o Re, che va pensando, e tramando di volere la vostra Città