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D I   E S O P O 83

C A P I T O L O   LXII.


RItornò Esopo nel suo alloggiamento, e comandò a giovani suoi, che si sforzassero pigliare uno di quegli animali, che gli Egizj chiamano Ichneumoni (questi tengono similitudine di Gatti nella formola del coreo, ma sono de’ mastri vieppiù minori assai,) e preso, che fosse, per le strade traendolo, publicamente lo battessero. Adoravano gli Egizj cotal’animaletto, a cui come ad un Iddio con molte ceremonie facevano sollenni sacrificj; perciocchè natura è dell’Ichneumoni rompere, e guastare le ova de’ Coccodrilli, i quali gli Egizj, perchè appò loro se ne trovano molti, molto abborriscono, ed odiano, per esser animali non meno orribili, e spaventevoli, che dannosi, e nocivi. Gli Egizj adunque per cotanto giovamento di così animoso animaletto, il cui ardire pareva loro divino, avendolo in somma venerazione, adoravanlo: I giovani che nessun’altra considerazione aveano, che di eseguire il comandamento di Esopo, presero un Ichneumone, e quello per la Città aspramente batterono. Corsero gli Egizj, vedendo il loro Iddio, da quelli forastieri così maltrattato, e gravamente battuto, e avrebbongli ammazzati, se non fosse lor sembrato, che la gravezza del peccato, ed un tanto orrendo sagrilegio chiedesse che i giovani vieppiù crudele, e penosa morte facessero; per la qual cosa tolto dalle lor mani l’animaletto, al Re incontinente se n’andarono a cui come il fatto fosse ito esposero. Il Re subitamente fatto a se chiamar Esopo con crude, e rugose ciglia gli disse: Tu dunque Esopo, che sai quanto l’Ichneumone da noi quì sia riverito, il quale per Iddio adoriamo, da quei tuoi, malvaggi,