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DE PARADOSSI. 78

vano diligentemente fichi, fagiani, farcimini, et cosi di mano in mano scorrevasi per tutto l'alfabetto ordinatamente, a me certo sommamente piace la vita sobria, ne truovo cosa che di maggior noia mi sia cagione, che di caricar ben l'orsa la sera et poi levarmi a buon'hotta, io non provo maggior supplitio, che di sentir quella crudita, quei rutti, quel sbavegliare, quei stordimenti, quelle vertigini, et quei gira capi, ma per il contrario come mi truovo la sera o non haver cenato, o almeno sobriamente mangiato, mi lievo scarico, pronto a tutte le attioni, ne sento alcuno impedimento, ne mi sento punto istordito. Essendo in Messina, mi racconto il signor Antonio d'Oria d'haver conosciuto in Ispagna un vecchio, il quale passava piu di cento anni, quale havendo un giorno fra gli altri ritenuto a disinar et trattatolo sontuosamente come egli suole chi seco mangia, disse il buon vecchio, se io havessi havuto signor mio nella mia gioventu simili tavole, non crediate gia che io fussi arrivato a questa eta, con el vigore che tanto mostrate di ammirare, ecco adunque che la vita parca e anchora cagione che longamente campiamo et prosperosi ci mantegniamo. Tutti quelli che nell'eta anticha nemici furono della vita parca, trovansi esser stati similmente nemici dell'honore, et della vertu, come appare in Claudio, Caligula, Eliogabalo, Clodio Tragedo, Vitellio, Vero, et Tiberio, dall'altro canto, vedrete che gli