Pagina:Lando - Paradossi, (1544).djvu/23

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D E P A R A D O S S I, 8

la cetra. Filippo biasmo Alessandro suo figliuolo perche gli dava molta opera, et udillo una volta fra l'altre dolcemente cantare, et potra alcuno farmi bramoso di robba per spenderla poi in cosi vano studio? non voglia gia Iddio che cosi folle divenga mai. che far ne debbo finalmente? forse per andare alla caccia? come sogliono i gran principi et tutti quelli ch’oggidi fanno professione di gentilhuomo? mai no che per questo cercar non la debbo. Oime che il cacciare è un efercitio per imprendere a incrudelire, esercitio veramente da disperati, da frenetici, et da pazzi. Trovarno la caccia i Tebani huomini crudelissimi, ne si vidde mai ch'essa fusse esercitata salvo che da popoli nemici d'Iddio, si come furono gli Idumei, Ismaeliti et Filistei. Non si legge che alcuno de santi Patriarchi o Profeti fusse mai cacciatore, ma s bene di Esau, di Nimbrotto, di Caino et altri simili , ne immeritamente disse Agostino che Esau percio era peccatore, per che fusse cacciatore, la onde, grandimente mi maraviglio come esser possa che tanto vago ne sia il Re Francesco huomo di si alto et nobil intelletto. Fu la caccia come cosa pestilente interdetta a preti nel concilio Milevitano, benche di tal divieto poca stima si facci, ne per altro finsero è poeti Atteone in cervo convertito che per darci ad intendere che per il smoderato studio del cacciare consumando le faculta nostre doventiamo non