Pagina:Latini - Il Tesoro, 1, 1878.djvu/421

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il giorno, elli avrebbero la notte1: chè dì non è altra cosa, che essere lo Sole sopra la terra, che passa tutti gli altri lumi. E per lo suo grandissimo splendore, non potemo noi di dì vedere le stelle, perchè loro lume non ha nulla potenza, dinanzi alla chiarezza del Sole, ch’è fontana di tutti lumi, e di tutto chiarore2, e di tutto calore. E per ciò che la sua via tragge più per quella parte, che noi appelliamo mezzodì, avviene



  1. Le stampe leggono a capriccio: quando il sole è di sopra a noi, egli allumina qui dove noi siamo. Ma egli non può alluminare dall’altra parte della terra; e quando egli allumina di qua, egli non può alluminare di là, per la terra ch’è in mezzo tra noi, e quelli che sono di là, di sotto da noi. E dall’altra parte il mio oriente è l’occidente di quelli che abitano contra ai miei piedi, se fosse vero che gente vi abitasse, e lo mio occidente sarebbe lo loro oriente. Dunque conviene egli che tutta fiata sia dì e notte, che quando noi avemo il giorno, elli avrebbero la notte. Corretta l’interpunzione; aggiunto ed, prima di egli allumina: permutato il luogo al di qua ed al di : aggiunto se, prima di il mio oriente: Doveva tradursi sarebbe in è, ed avrebbero in hanno, col t quant li solaus est desor nos, et il alume ci où nos somes, il ne puet pas alumer de l’autre part; et quant il alume de là, il ne puet pas alumer de cà, por la terre qui est entre nos et eulx, qui ne lasse passer ses resplendors. D’autre part, si mes occidens est li oriens a ceuls qui habitent contra mes piez et mes oriens est lor occidens, dont convient il que toutes faiz soit jor et nuit; car quant nos avons jor, il ont nuit.
  2. Di tutto chiarore, manca al t.