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     Che metton forza e cura
In dar freddo e calura,
     E piova, e neve, e vento,
Sereno, e turbamento.
     E s’altra provvedenza
Fu messa in la potenza,
     Non ne farò menzione;
Che piccola cagione
     Ti porria far errare;
Chè tu dei pur pensare,
     Che le cose future,
E l’aperte, e le scure,
     La somma Maestate
Ritenne in potestate.


Da questo capitolo si comprende come Dante non solamente la dottrina, ma le frasi altresì imparasse, come era naturale, dal maestro, chiamando il cielo della luna,

quel ciel che ha minori i cerchi sui
                                                       (Inf. II.)


Capitolo XL e XLI


Ad illustrazione dei due senismi notati in questi due capitoli del Volgarizzamento, aggiungeremo questo di antico Sonetto di un Senese:

Fa dire: e’ non si può, ch’e’ si diporta,
Che le vivande non sono avvallate.