Pagina:Latini - Il Tesoro, 2, 1877.djvu/256

Da Wikisource.
252

^52

E sì (litîoiio £ili Etiopiani, che ne sono in una isola formiche prrandi come cani, che cavano l’oro del sabltione con loro piedi, e guardanlo sì fortemente ’, che nessuno ne puote avere senza morte. Ma quelli di quel paese mettono in su quella isola giumente che abbiano poledri ^ e pongonle due corbello addosso ^ senza il puledro \ E quando queste formiche veggono queste corbelle, sì vi mettono l’oro perchè si credono mettere in luogo salvo. E quando egli è sera, che la giumenta è pasciuta ^, elli portano il puledro dell’altra parte della riviera; e quando ella ode anitrire il ^figliuolo, ella viene alla riva, e mettonla su loro navicelle senza prendere alcuno danno dalle dette formiche. In questa maniera hanno di quello oro, che in altro modo non ne possono avere ’.

1 ) Il t: ai Jìcreiìunt.

2) Il t: envoient eu eie isle a paislre ju.nenf: qui aient polains.

3) Il t: r.h’irgices de bons coffres.

4) ISenza il puledro, manca al t. Iì noi itìs. Vis.

.’)) Il t: que la piuienz est bien pene, ci bien chargiée.

’")) Le sfrinipe leggono: ode a nitrire.

7) Il nis. Vis. concorda con Bono. Il t varia: ses sires ninnine son /il de l’autre pari de la rire, quihcnit, el broil: et la juiiìens mainlenfint se Jlcrl en l’aigne, et s’ev rimi riirrnnl ri tm/avl autre, et toni l’or qui est es co/fres.