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a Roma erano gli esempi di scialaquo, a’ tempi altresì

più gloriosi della repubblica ! Un grande ammonimento era posto di continuo innanzi agli occhi di quel popolo, quando i templi della Virtìi e dell’Onore erano edificati in tal guisa, che nel secondo non si potesse entrare se non passando per mezzo al primo.

I moralisti ed i satirici hanno sempre inveito contro r orgoglio dei nepoti, degeneri dagli avi gloriosi. La mia nobiltà incomincia da me ! tuonò già dai rostri Marco Tullio. Orazio figlio di un liberto, morse fieramente i tralignati patrizii, e con molto diletto ed istruzione lo leggiamo, quantunque la parte più acuta delle sue allusioni per la diversità e lontananza dei tempi non possiamo sentire, ne divinare. Persio non fu infiammato d’ira minore Giovenale scaraventa contro i nobili ignoranti, incivili, e presuntuosi, una delle satire più sanguinose.

Dante era altero della nobiltà della sua stirpe, che pretendeva discesa dall’ antica Roma, e qua e colà si applaude; ma non può tenersi dall’ esclamare nel XVI del Paradiso:

poca nostra nobiltà di sangue. Se gloriar di te la gente fai Quaggiù, dove V affetto nostro langue,

Mirabil cosa non mi sarà mai; Che là, dove appetito non si torce, Dico nel cielo, io me ne gloriai.