Pagina:Laude (Roma 1910).djvu/128

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ppp JACOPONE DA TODI

Homo che te lamenti,       breuemente responno:
     tollendo lo tuo albergo,       crédici far sogiorno;
     albergastice l monno       et me cacciasti uia;56
     donqua fai uillanìa       se tu mormori d’amore.
Tu sai, mentre ce stetti,       quegne spese ce feci;
     non te puoi lamentare,       sì te ne satisfeci,
     ch’a nettarlo me misi,       ch’era pieno de loto;60
     fecel tutto deuoto       per habitarci amore.
Quando me ne partìe,       se ne portai lo mio,
     como lo puoi tu dire       ch’io ne portassi el tio?
     tu sai ch’ell’è sì rio,       ch’a me non è em piacere;64
     ergo co lo puoi dire       che te tolesse amore?
Quando alcuna cosa       ad alcuno è prestata,
     et non glie dà entrasacto,       non déi esser blasmata
     se la tolle a la fiata,       essendo colui uillano,68
     non conoscente de mano       de que gli à prestato, amore.
Tu sai molte fiate       s’io ce so albergato,
     et sai con gran uergogna       sì men’ài fuor cacciato;
     forse non t’è a grato       che ce deggia habitare,72
     facendo uituperare       sì nobilissimo amore.
Amor, dict’ài la scusa,       ch’ella sì può bastare
     a lo mormoramento       ch’agio uoluto fare;
     uoglio l capo enchinare       che ne facci uendicta,76
     non me tener più afflicta       de celarmete, amore.
Vedendote pentuta,       sì ce uoglio artornare,
     ancor me fosse facto       uillano allecerare;
     non uoglio che tuo pare19       facesse lamentanza,80
     ch’io facesse fallanza       de lo legale amore.


Como l’anima piange la partita del suo amore.          .lxviij.


     PIangi, dolente anima predata,
     che stai uedouata de Christo amore.
Piangi dolente & getta suspiri,
     che t’ài perduto el dolce tuo sire;4
     forsa per pianto mo l fai reuenire
     a lo sconsolato tristo mio core.
Io uoglio piangere, ché m’agio anuito,
     ché m’ò perduto pate & marito;8
     Christo piacente, giglio fiorito,
     èsse partito per mio fallore.