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LAVDA .XIIJ. 19

Questa morte sì fa el corpo       putredissimo, fetente;
     & la puza stermenata       che conturba molta gente;20
     non si troua né uicino       né amico né parente
     che uogla esser sofferente       de hauerlo un giorno a lato.
Tutta puza che nel mondo       fusse ensemora adunata,
     solphenal de corpo morto       & onne puza de priuata24
     sì serìa moscato & ambra       po l fetor deglie peccata;
     quella puza stermenata       che lo nferno à nputedato.
Questa morte naturale       a lo corpo par che dia
     la ferita che gli tolle       omne bona compagnìa;28
     d’esto mondo l’à gettato       che priuato fuor ne sia,
     co se fa la malsanìa       che da i sani è separato.
Lo peccato sì fa a l’alma       la ferita cusì forte,
     che li tolle Dio e i sancti       & gli angeli con lor sorte;32
     de la chiesa è sbandita       & serrate i son le porte
     & gli beni i son extorte       che nulla parte i sia dato.
Questa morte naturale       dà la sua percussione
     che la carne sì sia data       a li uermi en comestione;36
     & li uermi congregati       d’esto corpo fon stacione;
     non è fra lor questione       che l corpo non sia deuorato.
Lo peccato sì fa a l’alma       la terribel sua usanza;
     ché è data a le demonia       che stia en lor congreganza;40
     non la posson consumare,       fongli mala uicinanza;
     dangli pene en abondanza       che conuene al loro stato.
L’ultima che fa la morte       che dà l corpo a sepultura;
     né palazo i dà né corte,       ma è messo en estrectura;44
     la lungheza & la lateza       molto glie se dà a mesura,
     scarsamente la statura,       so la terra è tumulato.
Lo peccato mena l’alma       al sepolcro de lo nferno;
     & loco sì è tumulata       che non escie en sempiterno;48
     frate, lassa lo peccato       che te ce mena trahenno;
     poi ch’èi scripto nel quaderno,       hauerai cotal pagato.


Como l’anima vitiosa è inferno: et per lume de la gratia poi se fa paradiso.          .xiij.


     L’Anima ch’è vitiosa       a lo nferno è simigliata.
Casa è facta del demono,       àlla presa en patremono;
     la superbia sede en trono       pegio è ch’endemoniata.
Sòcce tenebre d’enuidia,       ad onne ben post’à ensidia;4
     de ben non ci arman uestigia,       sì la mente à ottenebrata.
Ècce acceso fuoco d’ira       che a mal far la uoglia tira;
     uolgese d’entorno et gira       mordendo co arabbiata.