Pagina:Laude (Roma 1910).djvu/89

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LAVDA .XLIIJ. 67

Meser, uolontiere ne porto segno
     ch’io so reformato a tua figura;
     uedendome signato, lo malegno
     non ma’ potèra con sua fortura;324
     & io nella tua fronte croce segno
     de crismate salute a tua ualura;
     confòrtate, combatte ch’io do regno
     a quel ch’en mia schiera ben adura.328
La Misericordia è parlante:
     meser, l’Omo ha tanto degiunato,
     che se de cibo non fusse sumante,12
     la debeleza l’à già consumato;332
     & io li do lo mio corpo auenante,
     el sangue ch’è uscito del mio lato,
     pane & uino en sacramento stante
     che da lo preite sarà consecrato.336
Iustitia ce pete la sua parte:
     nante che l’Omo se deggia cibare,
     de caritate me farà le carte
     ch’esso Dio sopr’omnia deggi amare,340
     e l proximo con Dio abbracciarte
     & sempre omne suo ben desiderare.
     meser, & io prometto de ciò farte,
     ch’io ne so tenuto & deggiol fare.344
La Misericordia non fina
     ademandare la necessitate:
     meser, se l’Omo cadesse en ruina,
     como farìa de quell’enfermitate?348
     ordenata gli ho la medicina:
     la Penetenza, ch’è de tua amistate;
     se mai lo repigliasse la malina,
     recorra a lei, hauerà sanetate.352
Iustitia ce pete la sua sorte:
     meser, io deggio stare a questa cura;
     l’Omo me sosterrà fin a la morte
     a patir pena & omne ria sciagura.356
     meser, & io prometto de star forte
     ad omne pena non sia tanto dura;
     s’io obedisco, oprirai le porte
     del ciel qual perdei per mia fallura.360
Meser, l’Omo è uestito de cargne
     & nella carne pate grand’arsura;13
     se la concupiscentia lui affragne,
     dàglie remedio nella sua affrantura;364
     mogli’ e marito, ensemora compagne,