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74 JACOPONE DA TODI

Lo nemico sì remuta       en altra uia tentatione,
     quando farai penitenza,       se non prendi la stascione.
Tu engrassi questa carne       a li uermi en sepultura
     deuerila cruciare       en molta sua mala uentura.32
Non curar più de sto corpo,       che la cura n’à l Signore;
     né de cibo né de uesta       non curar del malfactore.
Falsadore, io notrico       lo mio corpo, no l’occido;
     de la tua tentatione       beffa me ne faccio & rido.36
Io notrico lo mio corpo       che m’aiuta a Dio seruire,
     a guadagnar quella gloria       che perdesti en tuo fallire.
Gran uergogna è a te fallace       sostener carne corrupta,
     la battaglia cusì dura       guadagnar lo ciel per lucta.40
Tu me par che si indiscreto       per lo modo che tu fai,
     cruciar cusì el tuo corpo,       et de lui cagion non hai.
Tu deueri hauer cordoglio,       ché è uecchio et descaduto,
     non deueri poner soma       né che solua più tributo.44
Tu deueri amar lo corpo       como ami l’anima tua
     ché t’è grande utilitate       la prosperitate sua.
Io notrico lo mio corpo       dargli sua necessitate;
     accordati simo ensieme       che uiuamo en castitate.48
Per l’astinenza ordenata       el corpo è deuentato sano,
     molte enfirmità ha carite       che patea quand’era uano.
Tutta l’arte medicina       sì se troua en penetenza,
     che gli sensi ha regolati       en ordenata astinenza.52
Vn defecto par che aggi       che è contra la caritate;
     de gli pouer uergognosi       non par ch’agi pietate.
Tu deueri toller frate       che te uol l’om tanto dare,
     souenir a besognosi       che uergognan demandare.56
Et farìe utilitate       molto grande al daitore,
     et sirìa sostentamento       grato a lo recepetore.
Non so più che m’è tenuto       lo mio proximo d’amare,
     et per me l’agio arnunzato       per potere a Dio uacare.60
S’io pigliasse questa cura       per far loro acattarìa,
     perderìa la mia quiete       per lor mercatantarìa.
S’io tollesse & daesse,       nogl porrìa mai satiare,
     et turbàra el daitore       non contento del mio dare.64
Vn defecto par che hagi       del silenzo del tacere,
     multi sancti per quiete       nel deserto uolser gire.
Se tu, frate, non parlassi,       sirìa edificatione;
     molta gente conuertèra       ne la tua amiratione.68
La scriptura en molte parte       lo tacere ha commendato
     et la lengua spesse uolte       fa cader l’om en peccato.
Tu me par che dichi uero,       se bon zelo te mouesse;
     en altra parte uoi ferire       s’io a tua posta tacesse.72