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LIBRO DECIMOTTAVO 207


IX. Costanzo quand’era ancor Cesare, nel tempo[An. dell’E.V. 359] stesso in cui costrusse anche l’altro castello detto Antoninopoli, circondò di torri ampie e di muri questa città per lo addietro picciolissima, affinché gli abitanti di colà intorno avessero luogo dove potersi al bisogno ritrarre con sicurezza: ed avendovi collocato un magazzino di macchine murali, la fece terribile ai nemici, e volle che fosse chiamata col suo nome. Dal lato di mezzogiorno è bagnata dal Tigri che le nasce vicino: dalla parte orientale guarda le pianure della Mesopotamia: dov’è esposta all’Aquilone, vicina al fiume Nimfeo, è difesa dai vertici del monte Tauro che dividon l’Armenia e le genti poste al di là del Tigri: dall’occidente onde vengono i soffi di Zefiro tocca la Gumatena1, regione ubertosa e feconda, nella quale trovasi il borgo denominato Abarne, illustre pei bagni caldi di salutifere acque. Nel mezzo poi della città stessa di Amida, e sotto la rocca, v’ha una fonte di vena molto abbondante, e buona a bere, ma talvolta fetente, quando la state è più calda. A presidiare questa città destinavasi sempre la quinta legione Partica, e con essa una moltitudine non dispregevole di nazionali. Ma allora sei legioni, precorse con rapido viaggio alla moltitudine dei Persiani, stavano alla difesa di quelle fortissime mura: ed erano le legioni state già di Magnenzio e di Decenzio, le quali (poichè furono terminate quelle guerre civili) l’Imperatore, avendole in conto di mal fide e torbide, avea sequestrate nell’Oriente, dove non si potevap temere se non guerre esterne: poi la legione trentesima e la decima della anche Fortense, e i Superventori ed i Preventori2 con Eliano già fatto conte, i

  1. V’ha chi vorrebbe leggere Comagena.
  2. Fortense dicevasi la decima legione o pel valore di che