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Pagina:Le Istorie Trentine in compendio ristrette 1847.djvu/34

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pretesto, d’una porzione del nostro paese io nol trovo chiaramente notato, e poco rileverebbe il saperlo con precisione. Quello, che dagl'Istorici è riferito come fatto non dubbio è, che al tempo in cui li Cimbri, i Teutoni, ed altri popoli della Germania (circa un secolo prima della venuta di Gesù Cristo) attaccarono col barbarico loro impeto la Gallia e l'Italia, i Romani avevano di buon tratto del trentino territorio preso possesso. I Cimbri vennero dal settentrione sboccando per più valli. Lutazio Catulo, che qui comandava le romane milizie, non avendo potuto occupare tutti i passi, e far loro opposizione, e visto come i barbari passaron l'Adige sotto gli occhi suoi facendosi ponte con alberi e grosse pietre gettatevi entro, si ritirò coll'atterrito esercito fuori de' nostri monti inseguito da' Cimbri fin giù sul piano. Livio, Plutarco, Floro, ed altri, li cui passi trascrisse il Conte Giovanelli nella erudita sua opera: Trento città de' Rezii e Colonia romana: parlano di questi memorandi avvenimenti in modo che si dee credere, avere i Cimbri tragittato l'Adige presso Trento, e da Catulo essere stato lasciato presidio (guardia a difesa) nel forte castello, retico o etrusco, ch'era sulla Verruca, nome dato a quel piccol monte isolato in vicinanza di Trento, però su la destra del fiume, il qual monte è detto adesso Doss Trent. Essendo presto dopo stati vinti e disfatti i Cimbri da Mario accorso in ajuto di Catulo, è più che verosimile che i Romani sieno subito venuti (inseguendo forse gli avanzi de' nemici, che altri crede aver ottenuto di starsi quieti nella valle di Cembra) ad occupare Trento, ed una parte della provincia.