Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/14

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6 novelle indiane di visnusarma

nome. Ora, uno di essi, quello detto Sangivaca, nell’accostarsi alla sponda della Yamuna, sdrucciolando nel pantano si ruppe una gamba e si buttò giù, per cui Vardamanaca, vedendolo in quello stato, venne in grande afflizione, e però, tocco di compassione nel cuore, per tre notti sospese viaggio della carovana. Allora, vedendolo così afflitto, i suoi compagni di viaggio gli dissero: O signore, come mai, per un toro, tutta questa carovana è così da te lasciata nelle angustie in questa selva molto pericolosa e tutta piena di leoni e di tigri? Ed è stato detto:

     
Mai non perda l’uom saggio por il poco

Il molto, anzi saggezza è veramente

Là ’ve il molto conservasi col poco.

Avendo posto mente a ciò, com’ebbe deputato certi uomini alla custodia del suo Sangivaca, per amor della sicurezza della carovana partì. Ma quei custodi sapendo la selva molto pericolosa, abbandonato Sangivaca e venendo dietro all’altro giorno così dissero falsamente al condottiero della carovana: O signore, Sangivaca è morto e da noi è stato arso nel fuoco. — Ciò vedendo il condottiero della carovana, per riconoscenza dei servigi prestati, tocco nel cuore di compassione, fece tutte le cerimonie funerarie del suo toro, l’atto di sua franchigia1 e tutto il resto.

Ma Sangivaca con quel poco di forza vitale che gli restava, ristorato dai freschi venticelli che venivano dalle selve e dalle acque della Yamuna, levandosi a poco a poco, raggiunse le sponde del fiume. Allora, cibandosi delle più alte erbe verdi come smeraldi, diventato in pochi giorni come il toro di Siva2, grasso, corpulento e forte, scompigliando di giorno con le corna i formicai3, là se ne stava e muggiva. Ora, egregiamente ciò si dice:


     Ciò che non si custodisce.
Custodito è dagli Dei;
Ciò che ben si custodisce,

Va in malora per gli Dei.

Nella selva abbandonato,
Senza scorta altri si vive;
Con gran cura riguardato,
In sua casa altri non vive.


Ma poi un leone di nome Pingalaca, tormentato dalla sete, essendo disceso, circondato da tutti gli animali alla sponda della Yamuna per ber di quell’acqua, udì, così di lontano, il grave muggire di Sangivaca. Ciò avendo udito, fortemente conturbato nel cuore, coprendo con la fretta i segni del suo sgomento, si appiattò al piede d’un fico, disposti prima gli animali in quattro schiere dintorno a sè4, e disse: La disposizione dei quattro circoli si è del leone. I seguaci del leone sono: Gracchia il corvo! e che è avvenuto5? E poi:

  1. Gl’Indiani, in certe occasioni solenni, avevano in uso di liberar certi animali dalla servitù e di lasciarli andar sciolti dove più volevano.
  2. Il dio Siva si rappresenta nell’atto di cavalcare un toro.
  3. Mucchi di terra sgretolata dalle formiche.
  4. Per farsene difesa.
  5. Passo molto oscuro. Il Benfey traduce: Il seguito del leone è vile e pigro. Traduzione giusta, ma a senso. Il Fritze fa delle due parola sanscrite kâkarukâh