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140 novelle indiane di visnusarma

dalla parte del nemico, e se qualcuno falla, ecco che il nemico subito è rovinato. Dalla propria parte sono: la regina madre, la regina, l’eunuco, il giardiniere, il prefetto delle stanze, il capo delle spie, l’astrologo, il medico, il fornitor dell’acqua, il fornitor degli aromi, il maestro, le guardie del corpo, il prefetto di palazzo, il reggitore dell’ombrella regala e la favorita del re. Per la porta della inimicizia di costoro dalla nostra propria parte, entra la rovina. Intanto:


Come son medici e astrologi
E Bramini acconcie spie
Dalla nostra propria parte,


Così tutto sanno e vedono
Dalla parte dei nemici
Quei che il mago fan per arte1. —


Megavarna disse: Padre mio, donde è nata questa così fatta inimicizia mortale tra i corvi e i gufi? — E l’altro disse: Figlio mio, una volta essendosi radunati tutti gli uccelli incominciando dai cigni, dalle gru, dai pappagalli, cuculi, pavoni, cuculi grigi, gufi, colombi, dalle tortore, dai fagiani, e da altri2 dicendo: Oh! lassi noi per questo nostro re Garuda!3. Per tenersi troppo fedele a Visnù, egli non si dà alcun pensiero di noi. Che dunque farci di questo fantoccio di re il quale non pensa a difenderci quando siamo sgomenti dal malanno d’esser presi ai lacci dei cacciatori? Perchè è stato detto:


Oh! solo ed unico
Servir si de’
Quei che imperterrito
Chi si perdè


Può rinfrancar,
Sì come il sole
Quando la luna
Fa rinnovar.


Ogni altro che così si faccia, è re soltanto di nome. Ora, è stato detto:



Anche se cinto fosse
Da’ Matsi che dei numi
I pregi hanno l’aspetto
E nobili han costumi
Ed integri4, quel re
Agevolmente vincesi
Quando stolido egli è.
Quei che sue genti oppresse da’ nemici
E spaventate difender non sa,

Dubbio non è ch’è della morte il dio
E che di prence sol l’aspetto egli ha.

Da sei persone ciascun fugga tanto
Quanto da legno che nel mar s’è infranto:

Da un precettore che non sa insegnare,
Da un re che il popol suo non sa guardare,
Da un Bramino che leggere non suole,
Da donna che parlar dolce non vuole,
Da pastor che ne’ borghi a poltrir sta,
Da barbier che pei boschi a zonzo va5


Facciasi adunque, poichè così pensiamo, un altro re degli uccelli! — Osservando allora che il gufo aveva aspetto benauguroso, tutti dissero:

  1. Propriamente, secondo il testo, incantatori di serpenti che andando qua e là fanno da spie.
  2. Si lasciano indietro cinque o sei nomi di uccelli i cui nomi indiani non si può sapere a quali nomi nostri corrispondano.
  3. L’aquila Garuda che serve di cavalcatura a Visnu. Vedi sopra.
  4. I Matsi (Matsyâs), popolo favoloso.
  5. Che voglia dire quest’ultimo verso, non s’intende bene.