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libro terzo | 147 |
istante; la compagnia dei proprii cari è simile a un sogno; illusione è la famiglia e la turba degli amici e congiunti! Fuor della vita religiosa, non c’è altra via! Perchè è stato detto:
E poi:
Nè coprir le vergogne nè difenderlo
Se una mosca per caso il morsicò.
Quale l’abbietta mosca appo le genti,
Tale ogni uom cui virtude non abbelli.
Come le bestie, fatto fu colui
Che scevro va da pregio di virtue.
Di virtù ch’è irretita a mille ostacoli,
Davver! che la partenza è rapidissima!
Avendo udito quella esposizione dei doveri, la lepre disse: O Capingiala, eccoti qui un penitente, dottor di leggi, sulla sponda del fiume! Interroghiamo costui. — Capingiala disse: Ma non è egli, per sua propria natura, il nostro nemico? Interroghiamolo adunque stando da lontano, che non avvenga in lui alcuna infrazione dei voti. — Allora, stando da lontano, l’uno e l’altro dissero: O penitente dottor di leggi, una questione è fra noi due. Tu danne la definizione a noi con cotesta tua sapienza nelle leggi. Quello che di noi due rimarrà perdente nella disputa, sia divorato da te. — Ma l’altro disse: Amici, non dite così! Io mi son ritratto dalla via che mena all’inferno, e il non offendere alcun vivente è la vera via della pietà. Perchè è stato detto:
Anche allora che t’hanno morsicato,
Pidocchi e cimici risparmierai.