Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/163

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libro terzo 155

andando di nuovo, veduta quella moneta d’oro e raccoltala, si diede a pensare: Questo formicaio è tutto pieno di monete d’oro, e però io, sconvolgendolo tutto, mi piglierò in un colpo il tesoro. — Così avendo divisato, all’altro giorno, quand’ebbe offerto il latte, nel frugare per il formicaio egli colpì nella testa, col bastone, il serpente. Il quale, rimasto in vita per voler del destino, con ira morsicò il fanciullo co’ suoi denti acuti e velenosi, onde il fanciullo in breve ora si mori. I suoi famigli allora gli prepararono il rogo in luogo non lontano da quel campo. Intanto, al giorno che seguì, ritornò il padre del fanciullo. Udita dai suoi famigli la cagione della morte del figlio suo, mostrò di approvarla dicendo:


Chi non accoglie
Quei che ricorso
Han fatto a lui,
Tutti si perde


I beni sui,
Come nel verde
Giardin dei loti
I cigni idioti. —


I famigli dissero: Come ciò? — E il Bramino incominciò a raccontare:

Racconto. — C’era una volta in un certo paese un re di nome Citrarata dove era anche uno stagno, detto lo stagno dei loti, custodito con cura dai soldati di lui, e nel quale stavano molti cigni di color d’oro. Di sei in sei mesi essi si lasciavano tagliar la coda. Un giorno, capitò a quello stagno un grande uccello tutto di color d’oro. Ma i cigni gli dissero: Tu non puoi stare in mezzo a noi. Noi abbiamo occupato questo stagno mediante il tributo, al termine d’ogni sei mesi, d’una coda. — Ma a che andar per le lunghe? Ne nacque da una parte e dall’altra una disputa. Alla fine, l’augello fece ricorso al re e disse: O signore, quegli augelli m’han detto così: Nostro signore che vorrà mai fare? noi intanto non accoglieremo nessuno. — Io allora ho detto: Voi non dite bene; e però io, andando dal re, gli farò sapere ogni cosa. — A questo punto, il re comandi. — Il re allora disse a’ suoi servitori: Oh! oh! voi andate! ammazzate tutti quegli uccelli e portateli sùbito qui. — Quelli, al comando del re, andarono. Vedendo allora i famigli del re coi bastoni in pugno, un vecchio uccello si mise a gridare: Ohe! fratelli! la faccenda è andata male! Noi intanto, tutti unanimi, voliam subito via! — E quelli così fecero. Perciò io dico:


Chi non accoglie
Quei che ricorso
Han fatto a lui,
Tutto si perde


I beni sui,
Come nel verde
Giardin dei loti
I cigni idioti. —


Come ebbe detto ciò, il Bramino alla mattina che seguì, tornò a prender del latte, poi, andato là sul luogo, cominciò ad invocare ad alta voce il serpente. Il serpente venne finalmente sulla porta del formicaio e così gli rispose: Con te che sei venuto qui per cupidigia mettendo da parte il lutto del tuo proprio figlio, d’ora in poi non vi sarà più l’amicizia di prima. Io, per l’inconsideratezza giovanile, son stato battuto dal figlio tuo ed egli è stato morsicato da me. Come posso io dimenticare il colpo di quel