Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/167

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libro terzo 159

Bianco segno in sulla testa
Che si mostri fra i capelli,
Di disprezzo pei mortali
È cagione manifesta;


Via ne fuggono lontane
Le ragazze giovinette
Qual da ignobile sepolcro
Pien di schegge d’ossa umane.


E poi:


Ha i membri attrappiti,
L’andar vacillante,
I denti spariti,
La vista mancante,
Persona cadente,
Parlar balbuziente;
I comandi sui
Nessuno eseguisce


Dei servi di lui;
Nemmen l’obbedisce
La moglie proterva.
Oh! trista sventura
Di chi sopraffatto
Restò da vecchiezza!
Lo stesso suo figlio
L’insulta e disprezza.


Ma poi una volta, mentre essa giaceva con lui sul letto voltandogli le spalle, ecco che entrò in casa un ladro, perchè la donna, appena l’ebbe veduto, tutta spaventata abbracciò strettamente il suo consorte benchè così vecchio. Egli allora, mentre per la meraviglia gli si arricciavano tutti i peli del corpo, si mise a pensare: Oh! perchè mai oggi costei così m’abbraccia? — Ma poi, guardando egli con maggiore attenzione, scoperto il ladro in un luogo riposto della casa, pensò: Ecco! essa mi ha abbracciato per paura di lui. — Così avendo pensato, disse al ladro:


Costei che sempre m’abborrisce ed oggi
Così m’abbraccia, se t’aiuta il cielo,

Ch’ella è pur cosa mia,
Dolce benefattor, portami via. —


Udendo ciò, il ladro rispose:

Nulla vegg’io che qui rapir sia dato;
Se c’è cosa a rapir, tornerò io,
Anche se ben costei non t’ha abbracciato. —


E però, se si può augurar buona fortuna da un ladro che fa alcun servizio, quanto più da chi ha fatto ricorso alla nostra protezione! Con questo, costui che è stato maltrattato dai nostri nemici, potrà esserci di aiuto, anche per poter scoprire il loro punto debole. Per queste ragioni egli non deve essere ammazzato. — Avendo udito ciò, Arimardana interrogò un altro ministro, cioè Vacranasa: Amico, essendo noi ora a questo punto, che s’ha da fare. — E l’altro rispose: O signore, colui non deve essere ammazzato. Perchè:


Per nostro ben contendono fra loro
I nemici talvolta; e fu da un ladro

Data ad altri la vita e di giovenchi
Da un orrido demòn fu reso un paio. —


Arimardana disse: Come ciò? — E Vacranasa incominciò a raccontare:

Racconto. — C’era una volta in un certo paese un povero Bramino di nome Drona che viveva di ciò che riceveva in dono, che non aveva mai nè alcuna veste preziosa, nè unguenti, nè ghirlande odorose, nè ornamenti, nè aromi, nè alcun’altra cosa deliziosa, avvezzo a lasciar crescere i capelli, la barba, le unghie e tutti i peli del corpo, disseccato nella persona dal