Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/182

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174 novelle indiane di visnusarma

non si va così bene come prima? — E Mandavisa rispose: O signore, oggi per mancanza di cibo non posso tirare. — Allora l’altro disse: Amico, mangia delle rane della plebe! — Udendo ciò, Mandavisa lutto gioioso rispose subitamente: Veramente c’è la maledizione del Bramino; però io mi accomodo a questo tuo comando. — Egli allora, senza alcun indugio, datosi a divorar le rane, in assai pochi giorni ripigliò vigore, onde tutto contento, ridendo fra sè, andava dicendo:


Queste molte e varie rane
A me date per inganno
Quanto tempo ancor potranno,


Senza tema di iattura,
Dare a me la mia pastura? —


E Gialapada, lasciandosi infinocchiare dalle finte parole di Mandavisa, non si accorgeva di nulla. Intanto, capitò in quel luogo un altro serpente, nero e grosso, il quale, vedendo Mandavisa che si lasciava cavalcar dalle rane, ne fece le meraviglie e disse: 0 sozio, tu dunque ti lasci cavalcare da quelle che son la nostra pastura! Questa è ben cosa contradditoria! — Mandavisa rispose:


Tutto cotesto ben conosco e so

Che dalle rane cavalcar mi fo;


Ma son io, se tu guardi un poco, a me,
Quale il Bramin cui cieco il burro fe’. —


Il serpente disse: Come ciò? — E Mandavisa cominciò a raccontare.

Racconto. — C’era una volta in un certo paese un Bramino di nome Yaginadatta. La moglie di lui, una sgualdrina innamorata d’un altro, senza posar mai faceva ciambelle con burro e con pezzetti di zucchero, e di nascosto del marito le portava al suo damo. Ma, un giorno, il marito vedutala far cotesto, le disse: O cara, che è quello che là si vede? e dove porti tu sempre tutto ciò? Suvvia! dimmi la verità. E quella, come se rispondesse da senno, così rispose fintamente al marito: C’è non lontano di qui un oratorio della santa Dea1, lo, come ho digiunato, le porto oggi per la prima volta in offerta questi scelti cibi. — Così, sotto gli occhi di lui, togliendo con sè tutta quella roba, s’incamminò verso l’oratorio della Dea. Con questo pretesto dell’avergli indicato la Dea, ella pensava: Mio marito si crederà che la sua Bramina, appunto per la santa, è solita portar con sè quei tali cibi scelti. — Così adunque, intanto che, venuta all oiatoiio della Dea, entrando nel fiume per le abluzioni di rito, essa attendeva a lavarsi, il marito, andatole dietro per un’altra via, si appostò in modo da non essere veduto, dietro il simulacro della Dea. La Bramina frattanto, fatte le abluzioni, entrata nell’oratorio della Dea, fatte le purificazioni, le unzioni, e data l’offerta delle ghirlande, dei suffumigi e d’altro, inchinando la Dea, così le si volse dicendo: O santa Dea, in qual maniera mio marito potrebbe diventar cieco? — Udendo ciò, il Bramino, con voce contraffatta e stando pur sempre dietro la Dea, mormorò queste parole: e tu darai continuamente a tuo marito alimento di ciambelle di burro e d’altro, ben

  1. Durga, la sposa del dio Siva.