Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/225

Da Wikisource.

libro quinto 217

Bene, o zio! Da me ammonito
Di cantar non hai finito!
Un monil non visto mai


Or però legalo avrai.
Ciò ti sia qual segno intanto
Guadagnato col tuo canto. —


Anche tu, benché ammonito da me, non ti sei astenuto dall’andare. — Ciò udendo, l’uom della ruota disse: Amico, ciò è ben vero. Tuttavia, si suol dire giustamente:


Colui che senno
Proprio non ha
Nè dell’amico
Il detto fa,


Come il testore
Baggiano un dì,
Alla rovina
Corre così. —


L’uom dell’oro disse: Come ciò? — L’uom della ruota incominciò a raccontare:

Racconto. — C’era una volta in un certo paese un tessitore di nome Mantaraca. Mentre egli un giorno lavorava al suo telaio, tutti gli arnesi di legno del telaio gli si ruppero. Egli perciò, presa con sé certa sua scure, nell’andar qua e là cercando legni, giunse alla riva del mare. Là, vedendo un grand’albero di Simsipa, pensò: Quest’albero è ben grosso; come io l’avrò tagliato, me ne verranno fuori molli arnesi per il telaio. — In questo pensiero levò contro l’albero la scure. Ma dentro a quell’albero abitava uno spirito il quale disse: Oh! quest’albero è l’abitazione mia! e si deve conservare in qualunque modo perché io mi sto qui molto bene toccato dalle onde e dalle fresche arie del mare. — Il tessitore disse: Oh! che devo fare io? Senza tutti i miei arnesi di legno la mia famiglia muore di fame. Tu perciò vattene subito altrove e io taglierò l’albero. — Lo spirito disse: Io son contento di te. Però domanda tu ciò che vuoi. Soltanto risparmia quest’albero. — Il tessitore disse: Se così è, allora io, come sarò tornato a casa e avrò interrogato un mio amico e mia moglie, ritornerò da te. Tu allora mi darai ciò che ti domanderò. — Avendo lo spirito risposto di sì, il tessitore tutto contento, intanto che nel ritornare a casa entrava in paese, vide per caso un suo amico barbiere. Amico, gli disse, io ho uno spirito che sta sottomesso al mio volere. Dimmi tu cosa gli devo chiedere. — Il barbiere disse: Amico, se così è, e tu domanda un regno, perchè, essendo tu re e io tuo ministro, come avrem goduto insieme della felicità di questo mondo, godiamo poi anche della felicità dell’altro. Perchè è stato detto:


Un re magnifico
Sempre quaggiù
Gloria procacciasi,


Poi, con tal merito,
A’ Dei lassù
Emulo adergesi —


Il tessitore disse: Amico, sia così! Tuttavia, interrogherò anche mia moglie. — Il barbiere disse: Non conviene consigliarsi mai con le donne. Perchè è stato detto:


Cibo, ornamenti e vesti
Dia ’l savio alla consorte,
D’un dolce ai dì richiesti


Amplesso la conforta,
Ma non mai per faccenda
Consiglio da lei prenda.