Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/36

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28 novelle indiane di visnusarma


Così avendo pensato, andato nel cospetto del monaco, dicendo: Om!1 venerazione a Siva! — inchinandosi con tutte le otto parti del corpo2, in atto di compunzione disse: O reverendo, l’esistenza è fatua; simile, nella rapidità, a corrente montana, la giovinezza; eguale a un fuoco di paglia, la vita; simili ad ombre di nuvole, i piaceri; pari ad un sogno, i figli, la moglie, gli amici, la folla dei servitori, i congiunti! Questo è stato interamente conosciuto da me. Ora, per qual mai cosa che io faccia, avverrà che si superi da me l’oceano dell’esistenza?3 — Ciò udendo, Devasarma rispose con degnazione: Te beato, figlio mio, che nella prima giovinezza sei di natura tanto indifferente per le cose di quaggiù! Perchè è stato detto:


Sol chi d’animo è tranquillo
Nella sua più fresca età,
Credo che abbia vera calma.
Quando son le forze esauste,
Di chi mai tranquillità
Non s’ingenera nell’alma?4


Nella mente nasce in pria,
Poi nel senso corporal
La vecchiezza al sapiente5.
Ma lo stolto l’ha soltanto
Nella soma sua mortal,
Non mai dentro della mente.


Quanto poi all’espediente che mi domandi per superar l’oceano dell’esistenza, si ascolti:


Un Sudra o un altro simile,
O un Ciàndala che porti
Le trecce al mondo ascetico6,
Allor che lo conforti
La sivaita formola
Ed ei le membra intanto
Sparga d’immonda cenere,


Può diventare un santo7.
Col motto di sei sillabe8
Ponendo di sua mano
Un solo fior sul vertice
Del simbolo sovrano9,
Più non dovrà rinascere
In nessun corpo umano. —

Asadabuti, come ebbe udito ciò, abbracciandogli i piedi, così gli disse con rispetto: O reverendo, allora, col darmi i voti, mi si faccia grazia! — Devasarma disse: O figlio, io ti farò grazia. Soltanto non si deve star da te, di notte, nel chiostro, per ciò appunto che si loda la separazione dei monaci; e ciò, tanto per me quanto per te. Perchè è stato detto:


Perdesi il principe
Pel reo consiglio,
Per le moine


Perdesi il figlio;
Perdensi i monaci
Che insiem si stanno,

  1. Sillaba mistica, espressione di profonda meditazione e di devozione verso gli Dei, le persone e le cose sante.
  2. Con la fronte, col petto, con le spalle, con le mani, con le gambe.
  3. Secondo certe dottrine indiane, l’uomo rinasce più volte; soltanto per meriti grandi si può troncare la serie dolorosa delle diverse esistenze e tornar nel nulla.
  4. È gran merito essere indifferenti per le cose di quaggiù quando si è ancor giovani. L’essere indifferenti quando si è vecchi, non è gran merito.
  5. Il saggio mostra calma di vecchio, pure essendo giovane.
  6. I Sudra e i Ciandala, caste infime indiane.
  7. Cioè della casta bramanica.
  8. Cioè: Om! venerazione a Siva! che in sanscrito consta di sei sillabe. Vedi sopra.
  9. Il Linga, cioè il phallus.