Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/47

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libro primo 39

moventesi per mezzo di una manovella, avente un paio d’ali con la conchiglia, col disco, con la clava, col loto, col diadema e coi gioielli1. Allora, facendovi montar su il tessitore, come l’ebbe fornito di quelle insegne di Visnù, insegnatogli anche il modo di adoperar la manovella, gli disse: Amico, penetrando di notte nella stanza della fanciulla in questa forma di Visnù, tu, come avrai con acconce e lusinghiere e accorte parole ingannata cotesta principessa che se ne sta sola all’estrema parte del palazzo dai sette quartieri e che nella sua storditaggine ti crederà Visnù, secondo i precetti di Vatsyayana2, prendine piacere. — Il tessitore, come ebbe udito ciò, penetrato sin là in quella forma, disse alla fanciulla: Dormi tu, o figlia di re, o vegli? Io per te, preso d’amore, dall’oceano di latte, abbandonando la mia Lacsmi3, son venuto qui in persona! Però si stia insieme con me. — E quella, vedendolo montato sull’aquila Garuda, con quattro braccia, armato, col mistico gioiello, levandosi meravigliata dal letto, congiunte le mani sulla fronte per reverenza, rispose: O beato, io sono un impuro verme umano e tu sei onorato nei tre mondi e loro creatore. Come dunque tutto questo può farsi? — Il tessitore disse: O cara, è vero ciò che da te si dice, ma anche Rada la moglie mia una volta era nata in una famiglia di pastori. Tu sei l’incarnazione di lei; perciò appunto io son qui venuto. — Così egli disse, e quella rispose: O beato, se è così, allora tu domandami al padre mio, ed egli senza dubbio mi ti darà in isposa. — Il tessitore disse: O cara, io non soglio andare al cospetto degli uomini. Molto meno poi c’è ragione di parlar con loro. Perciò tu mi ti devi dare secondo la norma del matrimonio gandarvico4. Se no, io con una maledizione, ridurrò in cenere tuo padre con la sua famiglia. — Così avendo detto, disceso dall’aquila Garuda, prendendo con la mano sinistra la fanciulla tutta timorosa, vergognosa e tremante, la condusse a letto. Là, per tutta quella notte, com’ebbe preso piacere di lei secondo i precetti di Vatsyayana, all’alba ritornò non visto a casa sua. Così, mentr’egli seguitava a prendersi piacere di lei, il tempo passava. Ma poi, un giorno, i paggi vedendo il labbro inferiore di lei, simile a corallo, segnato da morsi, così si dissero l’un l’altro: Oh guardate! La persona della principessa si mostra come di tale di cui alcuno si prenda piacere. Come dunque malanno di tal fatta può accadere in questa casa così ben custodita? Noi lo farem sapere al re. — Così avendo divisato, tutti, andando al re, gli dissero: Signore, noi non sappiam nulla, ma nelle stanze ben custodite della ragazza entra qualcuno. Intanto, il re comandi! — Ciò udendo, il re con mente turbata si pose a pensare:

  1. Tutte insegne del dio Visnu.
  2. Antico saggio che scrisse di cose d’amore.
  3. Moglie di Visnu, dea della felicità.
  4. In cui basta, perchè esso sia legale e riconosciuto, il consenso dei due amanti.