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64 | novelle indiane di visnusarma |
Primizie sugli altari, anche de’ mesi
Compiendo i voti1 ed altri opere pie,
Quel premio, in un momento da’ gagliardi
S’ottien che cadean morti combattendo. —
Avendo udito tutto questo, Damanaca pensò: Questo furfante è deliberato a far battaglia; ma ove egli, co’ suoi corni aguzzi, ferisca nostro signore, ne nascerà un gran malanno. Io perciò con accorgimento lo ridurrò a tale ch’egli vada in altro paese. — E disse: Amico, tu hai parlato giustamente. Ma che è mai una battaglia tra signore e servitore? Perchè è stato detto:
E ancora:
Sangivaca disse: Come ciò? — Damanaca incominciò a raccontare:
Racconto. — In una terra vicina al mare abitava già una coppia di picchi. Con l’andar del tempo, la femmina, venuta al suo tempo opportuno, concepì. Come poi venne al momento di deporre le ova, essa disse al maschio: Caro mio, omai è tempo che io deponga le ova. Si pensi adunque a qualche luogo sicuro, laddove io possa deporle. — Il picchio disse: O cara, è dilettoso questo luogo vicino al mare. Qui adunque le deponi. — E quella disse: Nei giorni della luna piena, il flusso del mare giunge fin qui. Esso strascina con sè anche gli elefanti più furiosi. Cerchisi perciò altrove e lontano un altro luogo. — Ciò udendo, il picchio disse udendo: O cara, tu non hai detto bene. Qual potere ha il mare perchè egli possa recar danno alla mia prole? Non hai tu udito cotesto?
D’amore il capo madido d’umori2,
Qual uom destar vorrìa, se non chi brama
Del re dei morti di veder la chiostra?