Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/81

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libro primo 73

manifestarlo a lui. Vanne adunque tosto presso il beato Visnù. — E Visnù allora, come intese dalla bocca del messo che Garuda era adirata per amor proprio offeso, pensò: È giusta l’ira di Garuda! Ma io andrò da lei e con ammonimenti e con segni d’onore la menerò con me. Perchè è stato detto:


Quei che ha cara la sua felicità,
Un servo di gran cor, fedele e destro,

Mai non offenderà;


Anzi mai sempre, come il figlio suo,
Con sè il tenendo l’accarezzerà.


E ancora:


Come il re sia soddisfatto,
Rende onore a’ servi suoi.


Che onorati il contraccambio
Con la vita gli dàn poi. —


Così adunque avendo pensato, se ne venne in gran fretta presso di Garuda in Rucmapura1, e Garuda, come vide il beato Visnù entrar nella sua casa, col volto dimesso per la vergogna e inchinandosi, disse: Vedi, o beato, che il mare, inorgoglito della tua protezione, mi ha fatto ingiuria portando via le ova di un mio servitore. Io mi son trattenuta per il rispetto del beato mio signore; se no, io oggi stesso l’avrei ridotto a terra secca. Perchè è stato detto:


Opra che del signore
Porti fastidio e pena
In qualche guisa al core,


Servo di casa fare
Non osa mai, la vita
Dovessegli costare. —


Il beato Visnù, come ebbe udito, disse: O Garuda, tu hai detto il vero. Perchè è stato detto:

Punir per alcun fallo un servitore
Al signor s’appartien, chè la vergogna
Non è del servo, ma del suo signore.


Però tu va perchè, togliendo le ova al mare, le rendiamo al picchio per recarci poi ad Amaravati. — Essendo seguito cotesto, il beato Visnù, come ebbe minacciato il mare ponendo una saetta infuocata sull’arco, gli disse: Rendansi, o malvagio, le ova del picchio, se no, io ti ridurrò a terra secca. — Allora, dal mare intimorito furon date indietro quelle ova che poi il picchio portò alla femmina sua. Perciò io dico:


Quei che incomincia
A far battaglia
E il suo nemico
Non sa che vaglia,


Tutto si perde
Come fe’ il mare
Pel picchio verde.


Perciò, l’uomo non deve mai perdersi di coraggio. — Avendo udito ciò, Sangivaca continuò a domandare: Amico, come mai si può conoscere che colui è crucciato con me? Io son pur stato veduto da lui per tutto questo tempo con favore e con affetto sempre crescente, nè mi son

  1. Città dell’oro, sede di Garuda.