Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/134

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CINO DA PISTOIA

D’esser co gli altri nel beato regno.
     Canzon, piena d’affanni e di sospiri,
Nata di pianto e di molto dolore,
Movi piangendo, e va’ disconsolata;
E guarda che persona non ti miri40
Che non fosse fedele a quel signore
Che tanta gente vedova ha lasciata:
Tu te n’andrai così chiusa e celata
Là dove troverai gente pensosa
Della singular morte dolorosa.45

(Corretta e migliorata su la lezione datane dal conte Galvani nelle Osservazioni sulla poesia dei trovatori, Modena, 1829.)




CVII

SUL MEDESIMO SOGGETTO


     L’alta virtù, che si ritrasse al cielo
Poi che perdè Saturno il suo bel regno
E venne sotto Giove,
Era tornata nell’aurato velo
Qua giuso in terra ed in quell’atto degno5
Che ’l suo effetto move:
Ma perchè le sue ’nsegne furon nuove
Per lungo abuso e per contrario usaggio,
Il mondo reo non sofferse la vista;
Onde la terra trista10
Rimasa s’è nell’usurpato oltraggio,
E ’l ciel s’è reintegrato come saggio.
     Ben de’ la trista crescere il suo duolo,
Quant’ha cresciuto il disdegno e l’ardire
La dispietata Morte:15
E però tardi si vendica ’l suolo
Di Linceo, che si schifa di venire
Dentro dalle sue porte;
Ma contro a’ buoni è sì ardita e forte,
Che non ridotto di bontà ne schiera20


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