Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/322

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GIOVANNI BOCCACCI

     Pervenne — Tiemmi: — onde, anzi ch’egli uscisse
Da una donna tratto per lo fiume,
210L’acqua convenne che egli inghiottisse.
     Poi quattro donne secondo il costume
Di loro il ricevettero, e menârlo
213Di Beatrice avanti al chiaro lume.
     Qual li paresse il suo viso, pensarlo
Ciascun che ’ntende può, poi la virtute
216Gli mancò qui di poter divisarlo.
     I casi avversi appresso e la salute
Della Chiesa di Dio sotto figmento
219Delle future come delle sute
     Cose disegna. Poi il cominciamento
Di Tigri e d’Eufrate vede in cima
222Del monte; e con Matelda va contento
     E con Istazio ad Eunoè prima;
D’onde bagnato e rimenato a quelle
225Donne beate, finisce la rima.
     Puro e disposto a salire alle stelle.



Argumento al «Paradiso»


     La gloria di colui che tutto move
In questa parte mostra l’aütore
3A suo poder, qual’ei la vide e dove.
     Et invocato d’Apollo l’ardore,
Di sè incerto retro a Beatrice
6Pe’ raggi se ’n salì del suo splendore
     Nel primo ciel: là onde a ciascun dice
Men sofficiente, che retro a sua barca
9Più non si metta fra ’l regno felice.
     E, mentre avanti cantando travarca,
De’ segni della luna fa quistione
12Alla sua guida; e quella se ne scarca.
     Poi c’ha udito la sua openione,
E premettendo alcuna esperïenza
15Chiaro ne ’l fa con aperta ragione;


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