Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/327

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RIME

     Orando priega che la vista sazia
Del primo amor gli sia; e per lo lume
174Che senza fine profondo si spazia
     Ficca degli occhi suoi il forte acume:
Poi, disegnando quanto ne raccolse,
177Termine pone al suo alto volume;
     Mostrando come in quel tutto si volse
L’alto disìo et alle cose belle,
180E come ogni altro appetito gli tolse
     L’amor che muove il sole e l’altre stelle.




XXVIII

SOPRA LA LETTURA DELLA «DIVINA COMMEDIA»

CH’EI FECE NEL MCCCLXXIII


     Se Dante piange, dove ch’el si sia,
Che li concetti del suo alto ingegno
Aperti sieno stati al vulgo indegno,
4Come tu di’ della lettura mia;
     Ciò mi dispiace molto, nè mai fia
Ch’io non ne porti verso me disdegno;
Come che alquanto pur me ne ritegno,
8Perchè d’altrui non mia fu tal follìa.
     Vana speranza e vera povertade
E l’abbagliato senno degli amici
11E gli lor preghi ciò mi fecer fare.
     Ma non goderan guar di tal derrate
Questi ingrati meccanici nimici
14D’ogni leggiadro e caro adoperare.




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