Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/97

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RIME

5     Chè per lei veggio la faccia d’Amore
Vie più crudel ch’io non vidi già mai,
E quasi irato mi dice — Che fai
Dentro questa persona che si more? —
     Dinanzi agli occhi miei un libro mostra,
10Nel quale io leggo tutti que’ martìri
Che posson far vedere altrui la morte.
     Poscia mi dice — O misero, tu miri
Là ov’è scritta la sentenza nostra
Che tratta del piacer di costei forte? —




LVII


     Ahi lasso!, ch’io credea trovar pietate,
Quando si fosse la mia donna accorta
Della gran pena che ’l mio cor sopporta;
Et io trovo disdegno e crudeltate
     5E guerra forte in luogo d’umiltate,
Sì ch’io m’accuso già persona morta;
Ch’io veggio che mi sfida e disconforta
Quel che dar mi dovrebbe sicurtate.
     Però parla un pensier, che mi rampogna
10Com’io più viva, non sperando mai
Che tra lei e pietà pace si pogna:
     Onde morir pur mi conviene omai;
E posso dir che mal vidi Bologna
Ma più la bella donna ch’io guardai.

(Ragguagliato e corretto sull’edizion giuntina, ov’è attribuito a Dante, e su la lezione che ne dà il Fraticelli nelle Rime apocrife di Dante.)




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