Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/99

Da Wikisource.

RIME



LX


     Questa leggiadra donna, ched io sento
Per lo suo bel piacer nell’alma entrata,
Non vuol veder la ferita c’ha data
Per gli occhi al cor che sente ogni tormento:
     5Anzi si volge di fiero talento
Fortemente sdegnosa et adirata,
E con questi sembianti è sì cambiata
Ch’io me ne parto di morir contento;
     Chiamando per soverchio di dolore
10Morte sì come mi fosse lontana.
Et ella mi risponde nello core:
     All’otta ch’odo ch’è sì prossimana,
Il spirito accomando al mio signore,
Poi dico a lei — Tu mi par dolce e piana. —




LXI


     Tu che sei voce che lo cor conforte,
E gridi, e ’n parte, dove non può stare
L’anima nostra, tue parole porte;
Non odi tu ’l signore in lei parlare
     5E dir che pur convien che mi dia morte
Questo novello spirito, ch’appare
Dentro d’una vertù gentile e forte,
Sì che qual fiere non può più campare?
     Tu piangerai con lei, s’ascolti bene,
10Ch’esce per forza de’ molti martìri
D’esto suo loco, che sì spesso muore;
     E fuor degli occhi miei piena ne viene
Delle lagrime ch’escon de’ sospiri,
Ch’abbondan tanto quanto fa ’l dolore.




— 93 —