Pagina:Le Vicinie di Bergamo.djvu/37

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noi, come ho già avvertito, parrocchie nel più antico e nel più schietto significato della parola non esistevano per anco neppure nei primi lustri del secolo decimoterzo, nullameno, se dopo il mille a talune delle chiese della città e del suburbio si accordarono alcune delle minori funzioni parrocchiali1, certo è che i vincoli tra la chiesa e la vicinanza, che si trovava tutt’attorno ad essa, non potevano che rendersi più stretti; ed è appunto qui che il Comune dovea di preferenza approfittare di una condizione di cose in tal guisa stabilita per distribuire su tutto il territorio cittadino il disimpegno di particolari funzioni, imperocchè qui dovea già trovare sancite dalla consuetudine adunanze de’ vicini per la elezione del sacerdote pel riattamento della chiesa, a non parlare de’ convegni religiosi, de’ vincoli uscenti da’ diritti spirituali e de’ consorzii di beneficenza, come vedremo, già stabiliti che stavano pigliando vita rigogliosa. Quindi è che i cappellani, i quali nel 1196 tentarono allargare le loro funzioni parrocchiali, amministrando i battesimi indipendentemente dalla Cattedrale, sono quelli di S. Andrea, S. Salvatore, S. Michele dell’Arco, S. Eufemia, S. Lorenzo, S. Alessandro in Colonna, S. Alessandro della Croce, S. Michele del Pozzo2; vale a dire di quelle chiese, che diedero od aveano già dato nome ad altrettanti Vicinati nel significato amministrativo della parola. Che questi ultimi si limitassero nel 1196 al solo numero degli otto qui recati, non è in niun modo ammissibile, imperocchè già vedemmo che nel 1187 i Cano-

  1. Lupi de Paroch. p. 150 seg.
  2. Ronchetti III, 207.