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L’assalto di Kitab. 135

kara, colla speranza di rendersi prima indipendenti e poi di emulare le gesta fortunate di Yakub.

Probabilmente vi sarebbero riusciti, se la diplomazia russa, sempre vigilante su tutto ciò che succede nell’Asia Centrale, che ritiene come un futuro suo boccone, non ci avesse messo lo zampino.

Quella ribellione aveva turbato i sonni tranquilli del governatore del Turchestan, e siccome il suo protetto, l’Emiro di Bukara, non si trovava in grado di calmare gli spiriti belligeri dei due beg, si era affrettato a offrirgli il suo aiuto.

Subito un corpo di spedizione era stato formato colle truppe di guarnigione a Samarcanda, composto di nove compagnie di fanteria, di due sotnie di cosacchi del Don, di dodici cannoni e otto racchette, il tutto sotto gli ordini del maggior generale Abramow.

Quelle truppe non erano certamente molte, ma potevano dar da fare agli indisciplinati Shagrissiabs, buoni soldati nelle imboscate e pessimi in una vera battaglia, malgrado l’impetuosità dei loro attacchi e le loro urla ferocissime.

Il corpo di spedizione, divisosi in due colonne, si era messo in marcia senza indugio.

Quella di destra era stata messa sotto gli ordini del colonnello Miklalowskye, quella di sinistra era stata affidata al tenente colonnello Schovnine e doveva spingersi verso Kitab per la via più breve, mentre l’altro aveva avuto l’ordine di far sosta a Diam.

Trattandosi di una guerra che non poteva durare che qualche settimana, le truppe non avevano ricevuto che viveri per soli dieci giorni e le munizioni invece al completo. A Diam però, già occupato da due compagnie del sesto battaglione di linea del Turchestan e che doveva formare la riserva, il maggior generale Abramow aveva fatto ammassare una certa quantità di provvigioni, nel caso che la guerra dovesse prolungarsi oltre le previsioni.

L’11 Agosto del 1875, la colonna di destra occupava, dopo una lunga e rapidissima marcia, il villaggio di Makrt, nel piano dei Shagrissiabs, senza aver sparato un colpo di fucile.

Gli abitanti erano così lontani dal pensare ad una invasione russa, che erano stati sorpresi mentre coltivavano i loro giardini ed i loro campi, sicchè non avevano avuto il tempo di organizzare la menoma resistenza.

L’indomani però la colonna si trovava alle prese con numerose