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Il rifugio dei banditi. 147

salto una terza colonna, coll’ordine d’impadronirsi della seconda cinta e di entrare nelle vie della città.

Un quarto d’ora dopo i russi superavano anche quella muraglia senza aver incontrato molta resistenza, quantunque Djura bey e Baba, il beg di Schaar, disponessero ancora di circa ottomila uomini fra fanti e cavalieri.

Le colonne, compiuta la loro riunione, s’avanzarono allora senza por tempo in mezzo, verso la terza cinta.

Le vie strette dei giardini erano piene di Shagrissiabs fuggiaschi, coi quali i russi dovettero impegnare delle accanite lotte a corpo a corpo, e giunta la colonna ad un crocivio, fecero alto, incendiando varii mucchi di fieno.

Appena sorto il sole, le truppe moscovite, con pochi colpi di granata, sfondavano le ultime difese.

I Shagrissiabs s’erano riuniti nella torre vicina all’ultima breccia, aprendo nuovamente un fuoco intensissimo e micidiale, ciò che obbligò il generale Abramow a farla prender d’assalto, con non poca fatica, poichè gli assediati non volevano cedere.

La cittadella nel frattempo era stata abbandonata dai due beg e dai loro artiglieri. Vistisi ormai perduti, avventarono sui russi la loro cavalleria e anche quel supremo sforzo non ebbe che un esito infelice.

Alle otto del mattino tutta Kitab era nelle mani dei russi ed i Shagrissiabs facevano atto di sottomissione, esempio che fu subito seguito anche dalla guarnigione di Schaar.

L’assalto era costato ai Shagrissiabs più di seicento morti, ma non si potè sapere il numero dei feriti; ai russi diciannove soli morti, fra cui un ufficiale e cento e due feriti, fra i quali un generale, quattro ufficiali superiori e tre inferiori.

Furono trofei della vittoria quattro stendardi, ventinove cannoni ed un gran numero di falconetti e d’armi da taglio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Abei intanto continuava la sua corsa, non essendo stato più inquietato dai russi nascosti nei burroni e che d’altronde, non possedendo ottimi cavalli, non avrebbero potuto dargli la caccia.

I banditi di Hadgi, praticissimi della regione, si erano messi alla testa del drappello, il quale si componeva quasi esclusivamente di Sarti, ossia di amici fedelissimi di Talmà, pronti a qualunque sbaraglio pur di liberare la loro signora.