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Pagina:Le aquile della steppa.djvu/174

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168 Capitolo secondo.

— Silenzio, — disse uno dei due soldati con un tono da non ammettere replica. — Abbiamo l’ordine d’impedirvi di parlare.

— Di parlare! — ripetè l’altro come un’eco fedele.

Tabriz rispose con una specie di grugnito e si cacciò sotto le coperte mentre Hossein faceva altrettanto.

Sei giorni trascorsero, durante i quali i due cosacchi vigilarono costantemente per turno sui due feriti. Tabriz era già guarito, ma non aveva potuto avere il permesso di mettere i piedi fuori dalla tenda-ospedale, nè di poter scambiare una parola col suo giovane padrone.

La sorveglianza era diventata così stretta attorno al gigante da non poter fare un passo.

— Capitano, — disse il sesto giorno Hossein, vedendo entrare il russo, — mi pare che sia tempo di lasciare il letto.

La ferita si rimargina rapidamente ed il riposo non è fatto per gli uomini della steppa.

— Fate pure — rispose il russo, voltandogli le spalle.

Tabriz era accorso per aiutare il suo padrone a vestirsi, ma il cosacco, che lo seguiva come la sua ombra, fu lesto a fermarlo, dicendogli:

— Siete prigioniero. —

Il gigante inarcò le braccia e strinse le pugna, pronto a fulminare il panduro del Don. Uno sguardo imperioso di Hossein lo arrestò, prima che quei possenti muscoli si stendessero.

— Un momento di ritardo e tu eri morto, — disse, digrignando i denti. — Che cosa si vuole da me?

Un drappello di soldati era nel frattempo entrato. Tutti avevano le baionette inastate e parevano pronti a farne uso, in caso di resistenza.

— Signore, — disse il gigante, che pareva furibondo. — Devo buttar giù questi imbecilli?

— Non muovere un dito, — rispose Hossein, che aveva finito di vestirsi coll’aiuto di un infermiere. — Vediamo di che cosa ci accusano questi moscoviti.

Un prigioniero di guerra non è un bandito della steppa. Il sergente, che li aveva raccolti sul campo di battaglia, aveva assunto il comando del drappello, dicendo ai due turchestani:

— Dovete seguirci: vi consiglio di rimanere tranquilli perchè ho l’ordine di farvi fuoco addosso, in caso di ribellione.