Pagina:Le aquile della steppa.djvu/38

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32 Capitolo quarto.

Il cavaliere passava appunto allora, a quaranta o cinquanta passi, aizzando l’animale con fischi.

Due lampi illuminarono la notte, seguiti da due detonazioni che le urla stridenti delle raffiche subito soffocarono.

Il cavaliere s’abbattè sul collo del cavallo mentre questi faceva uno scarto improvviso, mandando un lungo nitrito di dolore.

— Toccati! — gridò il mestvire con un sorriso feroce. — Le Aquile della steppa non sbagliano mai.

Accorriamo, Hadgi. —

Con sua somma sorpresa udì la voce del cavaliere a gridare:

— Non abbastanza, birbanti! Balza, Kasmin! —

Il cavallo aveva fatto un altro salto di fianco, poi aveva ripresa la sua corsa sfrenata, mentre il cavaliere si teneva stretto al suo collo, indizio sicuro che doveva aver ricevuto qualche grave ferita.

— Ci sfugge! — urlò il mestvire con rabbia.

— Non preoccuparti, capo, — rispose Hadgi. — Quell’uomo non giungerà vivo nella tenda del beg.

La mia palla deve avergli attraversato il capo, o fracassata la colonna vertebrale.

— Sarà vero, tuttavia avrei desiderato vederlo cadere qui. Che cosa fare ora?

— Correre subito alla casa di Talmà e attaccarla, capo. Se tardiamo, perdiamo i tomani di Abei Dullah.

— Hai ragione: corriamo. La cosa sarà spiccia e non troveremo molta resistenza. —

Mentre le due Aquile della steppa si slanciavano attraverso le erbe, il cavallo aveva continuata la sua corsa indiavolata, dirigendosi verso il fascio luminoso che indicava la tenda del beg.

Ansava fortemente, sordi nitriti gli sfuggivano dalla bocca insieme a getti di saliva che gli lordavano il lucente pelo nero.

Il cavaliere si teneva sempre stretto al collo, come se fosse ormai impotente a reggere le briglie ed a reggersi diritto sulla sella.

Anche dalla sua bocca usciva di tratto in tratto un lungo gemito e, quando il cavallo rallentava un istante, si portava una mano al fianco destro, comprimendolo fortemente.

In venti minuti il destriero superò la distanza che lo separava dalla tenda del beg, dinanzi alla quale s’arrestò stramazzando sulle ginocchia anteriori.