Pagina:Le biblioteche popolari in Italia dall'anno 1861 al 1869.djvu/11

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chi di largire alla moltitudine il sapere per attenuare gli attriti fra classe e classe, per non avere fra piedi una turba villanamente ignorante, per migliorare, s’è possibile, l’industria; ma vorrete aprire scuole serali, istituire biblioteche e letture nelle campagne? La resistenza di quelle popolazioni paralizzerà i vostri tentativi di bene; la pietra non vi darà mai frumento. Gli oppositori con queste interrogazioni hanno già fatto un passo di ritirata; dalla città si sono ridotti alla villa, ma la nuova trincea non li salverà dall’assalto. — Perchè noi ammetteremo questa differenza nell’impartire il beneficio dell’istruzione fra le popolazioni urbane e le rurali? — per nostro principio dobbiamo avere il bene generale, non guardiamo ad accidenti di fortuna, di luoghi; guardiamo all’uomo. Cerchiamo sradicare l’errore dove si è fitto, diradiamo le tenebre ove si addensano, accresciamo il movimento intellettuale dell’umanità. Se la campagna è renitente alle innovazioni, noi non dobbiamo abbandonarla; in luogo di smettere è nostro dovere raddoppiare lo sforzo per educarla. Le industrie, i commerci non hanno vita solo nella città, da per tutto si manifesta la produzione, lo scambio, e noi dobbiamo colla propagazione de’ savi precetti, coll’ammaestramento perseverante proteggere dovunque queste due grandi manifestazioni di civiltà, questi due elementi di benessere. Agli avversari possiamo citare l’esempio citato dal Macé, che prova vittoriosamente come l’amor del sapere abbia culto anco fra le popolazioni rustiche. In un comunella rurale d’Alsazia si dovette fortificare con spranghe di ferro l’ingresso alla Biblioteca, perchè gli operai di ritorno dal lavoro si con-