Pagina:Le cento novelle antiche.djvu/106

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minciò ad abbattere i servi, e fecelo sciogliere, e donolli un ricco destriere con la insegna sua coperta, e pregollo che non la levasse insino a suo ostello: e partirosi, e ciascuno andò a suo cammino. Il re Meliadus, e sergenti e ’l cavaliere giunsero la sera all’ostello. Levò la coverta della sella. Trovò l’arme del re Meliadus che li avea fatta sì bella diliberanza, e donolli, et era suo mortal nemico.


D’una Novella ch’avvenne in Provenza alla corte del Po.


NOVELLA LXIV.


Alla corte del Po di nostra donna in Provenza s’ordinò una nobile corte, quando il figliuolo del conte Raimondo si fece cavalier, et invitò tutta buona gente. E tanta ve ne venne per amore, che le robe e l’argento fallio. E convenne che disvestisse de’ cavalieri di sua terra, e donasse a’ cavalieri di corte. Tali rifiutaro, e tali consentiro. In quello giorno ordinaro la festa, e poneasi un sparviere di muda in su un asta. Or venia chi si sentia sì poderoso d’avere e di coraggio, e levavasi il detto sparaviere in pugno. Convenia che quel cotale fornisse la corte in quello anno. I cavalieri e donzelli che erano giulivi e gai, sì faceano di belle canzoni e ’l suono e ’l motto; e quattro approvatori erano stabiliti, che quelle che aveano valore faceano mettere in conto. E l’altre, a