Vai al contenuto

Pagina:Le cento novelle antiche.djvu/127

Da Wikisource.
108

poteva essere, disse: piacemi; dividete, et io piglierò. Domeneddio fece tre parti de’ denari. Il giullare disse: che fai? noi non semo se non due. Disse Domeneddio: bene è vero; ma questa una parte sia di colui che mangiò li erniosi, e l’altre sia l’una tua, e l’altra mia. Allora disse il giullare: per mia fede, da che tu di’ così, ben ti dico che io li mangiai; io sono di tanto tempo, ch’io non debbo omai dir bugia. E così si provano tali cose per danari, le quali dice l’uomo che non le direbbe per iscampare da morte a vita.


Qui conta della grande uccisione che fece il re Ricciardo.


NOVELLA LXXVI.


Il buono re Ricciardo d’Inghilterra passò una volta oltre mare con baroni, conti e cavalieri prodi e valenti: e passaro in nave sanza cavalli, et arrivoe nelle terre del soldano. E così a piè ordinò sua battaglia, e fece de’ saracini sì grandi uccisioni, che le balie de’ fanciulli dicono quando elli piangono: ecco il re Ricciardo; acciò che come la morte fu temuto. Dicesi che ’l soldano, veggendo fuggire la gente sua, domandò: quanti cristiani sono quelli che fanno questa uccisione? Fulli risposto: messere, è lo re Ricciardo solamente con sua gente. E ’l re, cioè il soldano, disse: non voglia il mio Iddio, che così nobile uomo,